mercoledì 11 giugno 2008

The Gelmini Day

Il ministro ha parlato e lo ha fatto nella sede più opportuna, la Commissione Cultura della Camera. Ha illustrato quello che dovrebbe essere il suo programma per la scuola. Alcuni punti sembrano chiari e costituiscono una seria base di lavoro , altri un po' vaghi, altri, infine, non condivisibili, ma prevedibili.
Sgombriamo subito il campo da questi ultimi e in particolare dal riaffermato sostegno alle scuole private. Non poteva essere diversamente se si considerano le conclusione dell'ultimo vertice del PdL tra il Cavaliere e il Benedetto XVI, ma anche il trend storico, che ha visto impegnato governi di ogni sorta nelle regalie alla chiesa.
Un altro punto per me non condivisibile è quello relativo alle condizioni di salute della scuola italiana. Dice il Ministro che la scuola non è"... un malato terminale". Per me lo è! Giusto, però, che non lo sia per il Ministro.
Fumose erano le famose tre "I", tali, a maggior ragione, restano ora che Mariastella le ha fatte diventare quattro. In cosa si sostanzino, nella struttura della scuola italiana, tali priorità, infatti, non è dato sapere. Ecco perché fumose, ma magari il Ministro, poi, le chiarirà e darà loro sostanza. Certo risulta difficile capire perchè non ci sia tra le priorità il sapere scientifico-matematico. Perche non comincia per "I" ?
Altro aspetto, ahimè, fumoso e quello relativo all'incremento degli stipendi dei docenti. I dati delle medie europee, si conoscevano già, richiamarli serve solo ad alimentare il senso di frustrazione. Meglio farlo con i soldi in tasca. Ovviamente spero che i soldi ci siano, così come spero che non siano distribuiti a pioggia. Ci sono insegnanti per i quali lo stipendio attuale è anche troppo!
E siamo, così, ad uno dei punti di totale, piena ed incondizionata adesione al programma gelminiano : la meritocrazia , riferita, giustamente, sia ai professori che agli alunni e alle scuole. Il ministro la indica come uno dei tre pilastri del suo programma, insieme, com'è logico, all'autonomia e alla valutazione.
Si tratta di una vera e propria rivoluzione culturale, che troverà l'ostacolo principale nel conservatorismo corporativo dei sindacati. Ecco perchè, tra l'altro, sarà difficile lasciare lo scontro politico fuori dalla scuola e realizzare una grande alleanza.
Di questa rivoluzione, però, c'è bisogno, proprio perchè si tratta di curare un malato terminale e le mezze misure non bastano! Se non si sfonda qui, ce lo giochiamo definitivamente.

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