mercoledì 30 aprile 2008

LUTTO


UN NEOFASCISTA ALLA PRESIDENZA DELLA CAMERA

I fucili di Bossi

Le dichiarazioni di Bossi sui trecentomila fucili caldi, come la faccia di Borghezio o quella di Calderoli, i giuramenti di Pontida o la boccetta con l'acqua del Po, mi fanno, allo stesso tempo, ridere ed incazzare.
Mi fa,invece, decisamente incazzare la leggerezza con cui il mondo politico e quello istituzionale reagisce alle sparate della Lega, anzi, alla presenza stessa della Lega. Non tollero il tono di certa intellighentia tutta impegnata a comprenderne le ragioni o a studiare il fenomeno, quasi si trattasse di un piccolo topo in gabbia e non, invece, di un virus malefico, fucili a parte. Se è vero che la Lega è la febbre e non il male, è pur vero che occorre anche far scendere la febbre, oltre che curare il male.
Io mi provo ad immaginare la faccia dei trecentomila imbracciatori di fucili. Ho vissuto per un po' in Padania, anzi proprio nell'enclave bossiana, Varese, e ogni tanto mi capita pure di tornarci. Ora , sinceramente, non ho difficoltà ad immaginare chi siano gli scemi in armatura a Pontida, molta di più a pensare, invece, ai fucilieri. Ignoranti lo sono senza ombra di dubbio, ma credere che siano disposti a mettere a rischio qualche euro su un campo di battaglia... non ce li vedo proprio!
Insomma ci sarebbe più che altro da ridere, un po' come si fa nel vedere le smorfie del Duce in qualche vecchio filmato. Peccato che tanta gente, poi, sia andata stupidamente dietro a quelle smorfie. Non è la stessa cosa, per carità! Oggi sono altre le smorfie capaci di raggiungere gli stessi risultati e ai balconi di Piazza Venezia si sono sostituiti quelli delle televisioni. Non c'è bisogno di leggi liberticide, c'è già una bella legge elettorale e, poi, diciamola tutta, la gente, in fondo, non sa che farsene della libertà, che non sia quella del telecomando.
Certo, però, che presenze come quelle della Lega, fucili o no, non fanno altro che rendere più marcio il corpo di questa nostra società.

martedì 22 aprile 2008

La forza dell'esempio




Ma sì, una toccatina o una sigaretta in classe, in fondo non fanno male a nessuno. Il professore sospeso rientra per la gioia dei propri alunni e la docente di Monteroni ... anche!
La forza dell'esempio!
Adesso tornate in classe docenti ed educate i vostri alunni al rispetto delle regole; parlate loro di pari opportunità di genere, di salute e chi più ne ha più ne metta.
Se poi vi spernacchiano, mandateli dal preside oppure direttamente al TAR che, oramai, fa più scuola del ministero.
Non osate, se siete a Bolzano, mettere 2 a qualcuno, minimo 4, e, nel resto d'Italia non fate sapere a nessuno quanto sono stati bravi i vestri alunni all'esame di stato.
Se poi non capiscono niente o non vogliono capire niente, fate loro tanti bei corsi di recupero per irrecuperabili, non mandateli a imparare un mestiere, che se no siete classisti.
Scordatevi il merito, in Italia è fuori moda!

sabato 19 aprile 2008

La scuola, i sindacati e Montezemolo


Le dichiarazioni ultime del Montezemolo sul ruolo negativo del sindacato e sul distacco da quelli che sono gli interessi dei lavoratori e del Paese, avranno pure altri scopi e di certo non sono dirette a salvaguardare il bene comune, ma, ahimè, paiono più che fondate.
Se guardo al sindacato nella scuola, non ho dubbi di sorta: il sindacato è un ostacolo oggettivo al rinnovamento del sistema italiano dell'istruzione. Le posizioni sindacali, raramente e incidentalmente, coincidono con quello che sarebbe utile fare per garantire la qualità della scuola. Sono i comportamenti e le culture più retrive a trovare protezione.
La difesa corporativa di situazioni di vantaggio, spesso paradossali, che provocano disservizi e non consentono di garantire un servizio efficiente, costituisce la prassi dell'azione del sindacato, sia di quello che in tale funzione trova da sempre la propria ragion d'essere, lo S.N.A.L.S., sia di quelli, i Confederali, che pure dovrebbero avere un ruolo più votato all'interesse generale del paese.
Bene, rispetto a questa situazione, la parte più attiva e impegnata del corpo docente, all'interno dei diversi istituti scolastici, ha oramai ampiamente maturato una posizione di distacco nei confronti del sindacato.
Se tutto ciò non si traduce in un massiccio ritiro delle deleghe, è dovuto solo alla laboriosità di tale operazione e alla complessità di tante normative di gestione del personale, che fanno ritenere utile un soggetto di riferimento, sia per consulenze che per interventi presso gli uffici provinciali o regionali dell'amministrazione. Resta ancora da dire come, in molti casi, l'appoggio sindacale viene speso presso tali uffici o presso lo stesso ministero, per ottenere riconoscimenti o incarichi particolari, a dimostrazione del persistere di una logica di consociativismo, negativa sia per il sindacato che per la scuola.

martedì 15 aprile 2008

Più di un voto

E' più di un voto, molto più del semplice alternarsi di due schieramenti alla guida del paese. E' il segno del declino di un popolo, incapace di darsi valori sia pure minimi, di assumersi impegni seri e, del resto, improrogabili.
Un popolo più propenso a credere ad una fortuna costruita sul gratta e vinci, che sull'intelligenza e sul lavoro quotidiano. Un popolo rimbecillito da decenni di tv, che va dietro ad imbonitori di ogni risma, che risolve la propria vita in coda alle selezioni del Grande Fratello.
In fondo chi lavora nella scuola aveva tutti gli elementi per sapere come sarebbe andata a finire, conosceva di che pasta erano fatti i propri alunni e, soprattutto, le loro famiglie. L'esaltazione della furbizia, della ricchezza, comunque accumulata, il rifiuto della fatica, di quella fatica che costa il vivere comune, del rispetto degli altri, della costruzione di una società più giusta, nonostante gli sforzi quotidiani di tanti insegnanti, di tanti ma non di tutti, sono oggi il tratto distintivo di una mentalità imperante.
Confesso di averci sperato, in forza dell'ottimismo della volontà, non certo di quello della ragione. Conoscevo anch'io il sentimento comune, ma, al solito, speravo che la manifesta natura della nostra destra e di chi la guida producesse uno scatto d'orgoglio negli italiani.
Così non è stato, così, forse, non poteva essere!

lunedì 14 aprile 2008

Una giornata particolare

Non è questo un giorno come gli altri. Ancora qualche ora e vedremo delinearsi, prima ancora di una maggioranza di governo, il profilo di un paese.
Capiremo sino a che punto di degrado siamo arrivati, o se, invece, si sia avviato un percorso diverso, di ricostruzione morale, prima ancora che politica ed economica.
Certo che, comunque vada, non sarà più possibile tornare indietro.
Ha sbagliato chi non è andato a votare. Se Veltroni vincerà non potrà che portare ancora avanti il discorso di cambiamento che ne ha caratterizzato la campagna elettorale e se non lo farà, sarà responsabile del definitivo affossamento del nostro paese.
Se perderà, allora, il Paese finirà nelle mani di chi esalta i mafiosi, garantisce i corrotti, protegge l'evasione fiscale ... ; l'affossamento,quindi, sarà già stato compiuto.
Aspettiamo queste poche ore e poi sapremo da dove ricominciare, se ne avremo ancora voglia!

sabato 12 aprile 2008


CHE FIN(I) HA FATTO ?


giovedì 10 aprile 2008

"ANDATE E CONVERTITE LE GENTI"

Come chiusura di campagna elettorale non c'è male! Un po' scontata forse, di certo non originale. Provo a mettermi nei panni del Silvio: è divertente guardare in faccia quella folla di idioti che ti acclama, che non capisce neppure la cosa più semplice ed evidente, che tu di loro non te ne freghi proprio niente , credono di essere tutti al Grande Fratello. Non li sfiora neppure l'idea che sei disposto a gettare nella merda l'intero paese per i tuoi interessi o forse lo sanno e se ne fregano. Loro applaudono e ridono contenti e felici.
"Ma fin dove sono disposti ad arrivare? E se beatificassi lo stalliere mafioso Mangano? Ci stanno, ci stanno!"
"E se qui a Chieti dessi a qualcuno di loro del rompicoglioni! Ma sì ride , è contento è contento!
Non ci sono limiti. Ora gli invento una cordata italiana per l' Alitalia, vediamo se ci credono. Credono pure a questo."
"E' proprio vero posso fare di tutto. Adesso mi voglio proprio divertire, dicono che mi credo una sorte di Messia e io allora li mando a convertire le genti."
Sì è proprio divertente per Lui, peccato non poterci stare davvero nei suoi panni e non poter neppure sposare suo figlio.
Per la democrazia e per l'Italia, però, sono tempi bui; ma forse tanto l'una che l'altra se lo sono meritato.
Chissà, però, che io non mi sbagli.
Tanto lo so, sarà così, fra alti e bassi che passerò i prossimi quattro giorni. In fondo sono un ottimista!

martedì 8 aprile 2008

Esame di stato e privacy

"L'esito degli esami è pubblicato, per tutti i candidati, nell'albo dell'istituto sede della commissione, con la sola indicazione della dizione "DIPLOMATO" in caso di esito positivo e "NON DIPLOMATO" nel caso di esito negativo. Qualora venga attribuita la lode, se ne deve fare menzione (art.21, c.1 dell' O.M. n. 30/08).
Io questa proprio non l'ho capita! Cos'è? Quella "tutela della privacy" che funziona solo quando non serve a niente? Penso che sia diritto dell'esaminato conoscere il proprio voto, ovviamente, ma anche quello degli altri e poter così giudicare l'operato della commissione d'esame.
Ma a parte questo c'è anche l'antico rito dell'accalcarsi, vicino all'albo dell'istituto, per riuscire a leggere subito il proprio voto.
No, questa nuova regola proprio non mi piace. Non mi piace anche perché toglie, a chi se l'è meritato, il piacere di esibire il proprio voto. Protegge, se così si può dire, il mediocre che se l'è cavata per il rotto della cuffia.
C'è da dire, inoltre, che se il voto non si deve sapere, allora non lo si deve sapere in nessun caso. Così, invece, non è, visto che, nei casi in cui la commissione assegna la lode, la dizione dovrà essere "diplomato con lode".
Insomma sarebbe ora di smetterla con queste sciocchezze!

sabato 5 aprile 2008

Io voto e voto Veltroni

Mi è stata girata, da un caro amico, con l'invito a diffonderla, una mail che esorta all'astensionismo motivato, in occasione delle prossime elezioni. Aldilà degli aspetti tecnico-giuridici, sulla possibilità di presentasi al seggio e di dichiarare a verbale il proprio rifiuto del voto, la sintesi del discorso sta tutta nella frase conclusiva: "Non cercate scuse: facciamo così e diamo il primo calcio nelle palle al sistema!"
Il mio amico è persona seria e fortemente impegnata sul piano culturale, civile e sociale, anche in forza di un'attività professionale, vissuta con spirito di servizio.
Ha pensato, in passato, di poter tradurre tutto questo in partecipazione attiva alla vita politica, ma ne è uscito frustrato, sconfitto dal sistema di quella che, oggi, si è soliti chiamare "casta".
Non è la sua storia diversa da quella di tanti altri, sono in molti, forse più a sinistra che a destra, coloro che vorrebbero dare quel famoso calcio, ma il sospetto che prende un po' tutti, è che a farsi male sia solo il piede.
Quella dell'astensionismo è storia vecchia, praticata in passato su basi ideologiche, riproposta oggi, nel clima generale di crisi della politica, come una sorte di ultima ratio.
Ingenua la posizione di ieri, ingenua quella di oggi! Inutile ieri, inutile oggi!
Non si costruisce nulla sull'assenza, perché, per quanto motivata, sempre di assenza si tratta, crea un vuoto che, in quanto vuoto, viene subito colmato da qualcos'altro.
Capisco e vivo io stesso il sentimento del mio amico, ma, sinceramente, non diffonderò la mail. Voterò Veltroni e forse non cambierò nulla, ma, per favore, non mi venite a dire che non è cosa diversa dal votare per Berlusconi.
Continuare a crederci è difficile, ma non sono le scelte facili a poter cambiare le cose.