mercoledì 19 marzo 2008

La Cei, le elezioni e la scuola


Per i vescovi italiani, la cura delle anime non rappresenta e non ha mai rappresentato la prima delle priorità. La vocazione per la politica è stata sempre (o quasi sempre) al primo posto per la chiesa.
Cosa c'è da stupirsi, allora, se oggi presenta pure il proprio programma elettorale?
"Non daremo indicazioni di voto" dicono i vescovi, quelle spetta agli elettori ricavarsela. Come? "Discernendo"! Le priorità, però, sono chiare e tra queste, ovviamente, c'è la famiglie e ... la scuola. Detto così è difficile non essere d'accordo, ma cosa intende la chiesa quando parla di famiglia e di scuola è ben chiaro. Il sostegno alle scuole private è da sempre il cavallo di battaglia della chiesa, un cavallo disinteressato, ovviamente, su cui non ha alcuna difficoltà a salire il centrodestra, ma che vede buoni fantini anche nel centro sinistra.
Commuove lo spirito di servizio che ispira la chiesa in materie come quelle dell'istruzione o della sanità, uno spirito di servizio che si esprime nella cura degli interessi delle strutture ecclesiastiche, ma, anche, nella tutela dei cuori e delle menti dei giovani della scuola pubblica.

Per il bene di questi ultimi, oltre alla presenza ispiratrice dei crocifissi nelle classi, con conseguente lapidazione mediatica di chiunque osi proporne la rimozione, la chiesa ha generosamente offerto la nomina, a spese dello stato (ma questo è un dettaglio materialistico), di qualche decina di migliaia di docenti di religione amici dei vescovi, e, cosa, ancora più importante, ha combattuto e continua a combattere una battaglia culturale oscurantista che trova in ministri di ogni sorta, esecutori attenti.

Di cosa, poi, i vescovi intendano per difesa della famiglia inutile pure parlare, semmai è da ammirare la notevole competenza e la passione che dimostrano sull'argomento, anche in considerazione del loro celibato.

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